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Ferrara, la prima città moderna d'Europa

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L'espressione "Addizione Erculea" identifica l'ambizioso progetto urbanistico operato a Ferrara tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, grazie al lavoro dell'architetto Biagio Rossetti. Se fino alla metà del XIV secolo era una città medievale, con stradine strette e tortuose e poche architetture di pregio, grazie alla lungimiranza di Ercole I d'Este, Ferrara divenne protagonista di un progetto di modernizzazione unico nel suo genere. I nuovi interventi, basati sui dettami dell'urbanistica romana di Vitruvio, portarono alla creazione di "Arianuova", un'altra Ferrara con ampie piazze, bei palazzi e "orti" (aree verdi) per integrare vecchio e nuovo: fu il primo caso in cui una pianificazione razionale applicata a una zona tanto estesa, non solo in Italia, ma in Europa.
"Arianuova" si articola in due assi: il primo collega il palazzo degli Este a corso Ercole I ed era dedicato esclusivamente al passaggio dei duchi, mentre il secondo, "popolare" ospita l'attuale piazza Ariostea. La zona detta Quadrivio degli Angeli rappresenta il punto d'incontro tra questi due assi: qui si affacciano il Palazzo dei Diamanti, sede della Pinacoteca Nazionale, il Palazzo dei Turchi di Bagno e il Palazzo Prosperi- Sacrati. Palazzo Diamanti deve il nome agli 8500 blocchi di marmo a forma di punta di diamante che regalano alla facciata effetti di chiaro scuro e giochi di luce, mentre Palazzo Prosperi Sacrati affascina col portale monumentale in stile veneziano, sovrastato da un balcone in marmo bianco sorretto da putti.
La Ferrara che conosciamo oggi è la stessa partorita dalla lungimiranza di Ercole I D'Este, e dal talento degli intellettuali e artisti di cui si circondò. In questi anni di fermento, mentre veniva alla luce la prima città moderna, Torquato Tasso, ispirato dall'aria e dal silenzio della nuova Ferrara, concepì la prima opera moderna d'Europa: la Gerusalemme Liberata.

La città del silenzio
"Loderò le tue vie piane,/grandi come fiumane,/che conducono all'infinito chi va solo col suo pensiero ardente...". Le parole di D'Annunzio dipingono la Ferrara di un tempo, quella rinascimentale, che è la stessa di oggi: il poeta la definì "città del silenzio", e ancora adesso i chiostri, le grandi piazze e la larghe vie invitano alla riflessione chi la percorre. Razionale e moderna, Ferrara fu anche una delle città più vitali dell'Italia Settentrionale, grazie all'eclettismo degli Este. Il maestoso Castello e l'Università sono i segni tangibili di un'apertura culturale e di una curiosità poliedrica che la resero punto di riferimento per tutta l'Europa. Innumerevoli furono i personaggi che trovarono nella corte l'habitat ideale: da Leon Battista Alberti a Jacopo Bellini, da Piero della Francesca a Andrea Mantegna fino ai grandi della letteratura, Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso (nel sottosuolo di Piazza Sant'Anna c'e ancora la cella dove venne rinchiuso dopo essere impazzito), e al grande scienziato Copernico.
Il Castello, simbolo della città, fu dimora degli Este dal 1476 ; qui il duca Alfonso edificò la spettacolare "Via Coperta", un corridoio sopraelevato che univa la nuova sistemazione della famiglia alla precedente, il Palazzo del Municipio. Qui collocò i Camerini d'alabastro: sfarzose stanze impreziosite da opere di Dosso Dossi, Tiziano e Antonio Lombardo. Palazzo Schifanoia, dal nome parlante che significa appunto "schivare la noia", fu invece concepito dagli Este come un luogo dove trascorrere momenti di svago. Al suo interno spicca il Salone dei Mesi, abbellito da spettacolari affreschi.

Gastronomia estense
Alla corte estense rimanda anche una delle ricette tipiche del territorio, i cappellacci di zucca, molto simili ai ravioli, che differiscono per il ripieno, a base di zucca, e per la forma più piccola. Il nome evoca il cappello di paglia tipico dei contadini. La prima testimonianza di questo piatto risale al 1584 e la troviamo nel ricettario di Giovan Battista Rossetti, scalco (una sorta di direttore delle cucine) alla corte del duca Alfonso II d'Este. Anche la coppia ferrarese, un prodotto di panetteria IGP, ha una storia antica: la sua produzione era tutelata in epoca estense da norme molto severe. La più antica attestazione della sua forma, ritorta con crostini simili a cornetti, risale al Carnevale del 1536, in occasione di una cena imbandita in onore del duca di Ferrara. Tra i primi piatti, altrettanto popolari sono i cappelletti (anch'essi derivano il nome dalla forma a cappello), un piatto tradizionalmente legato al Natale, molto diffuso anche in Romagna: si tratta di una pasta ripiena di ricotta e carne, da cuocere in brodo di pollo.
Per i secondi piatti è d'obbligo citare la salama da sugo, un insaccato di carni di maiale, e i numerosi piatti di pesce, soprattutto di anguille.
Tra i dolci più diffusi troviamo il pampepato e la zuppa inglese. Arianuova a Ferrara, la prima città moderna d'Europa
Largo Castello
Ferrara
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