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Moscato d'Asti DOCG: Scheda e abbinamenti del vino spumante

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Il moscato bianco è un vitigno molto antico, originario del bacino orientale del Mediterraneo, importato in Italia quasi tremila anni fa. Va bevuto giovane, con pasticceria da forno (crostate di frutta, panettone, pandoro, colomba, biscotti) e frutta non acida (fragole, pesche)

Moscato d'Asti DOCG


Il Moscato d’Asti è un vino spumante bianco dal sapore molto dolce, ma mai stucchevole. Il suo profumo e il suo sapore sono delicati e intensi al tempo stesso e sanno di glicine e tiglio, di pesca e albicocca, di salvia, fiori d’arancio e limoni.

Moscato d’Asti: scheda tecnica

Tipologia di vino: vino spumante bianco dal sapore dolce

Moscato d'Asti, gradi: Il Moscato ha una gradazione complessiva mai troppo alta che si aggira intorno al 11%

Temperatura di servizio: La temperatura di servizio del Moscato è molto fredda e si aggira, infatti, intorno agli 8°C.

Vitigno: Moscato bianco al 100%

Consorzio di riferimento: Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti Docg

DOCG: Arrivato nel 1993, il riconoscimento della DOCG prevede alcune restrizioni che riguardano il vitigno, le zone di produzione e le tecniche di vinificazione

Moscati d'Asti DOCG, disciplinare e Consorzio

Secondo il disciplinare di produzione, infatti, il Moscato d’Asti deve provenire al 100% da uve Moscato bianco e il vitigno deve prevedere una resa massima di 100 quintali di uva per ettaro. La Gradazione minima complessiva deve raggiungere l’11%, con alcool svolto minimo al 4,5%. Il metodo di spumantizzazione del Moscato d’Asti è il metodo Martinotti-Charmat.

Le zone di produzione autorizzate alla produzione del Moscato d’Asti sono 51 comuni che si trovano nell’area dell’isola d’Asti e sono: Acqui Terme, Alba, (frazioni Como e San Rocco Seno d’Elvio), Alice Bel Colle, Bistagno, Bubbio, Calamandrana, Calosso, Camo (Fraz. di Santo Stefano Belbo), Canelli, Cassinasco, Cassine, Castagnole Lanze, Castel Boglione, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Castel Rocchero, Castiglione Tinella, Castino, Cessole, Coazzolo, Cossano Belbo, Costigliole d’Asti, Fontanile, Grognardo, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Mango, Maranzana, Moasca, Mombaruzzo, Monastero Bormida, Montabone, Neive, Neviglie, Nizza Monferrato, Perletto, Quaranti, Ricaldone, Rocchetta Belbo, Rocchetta Palafea, San Giorgio Scarampi, San Marzano Oliveto, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Belbo, Serralunga d’Alba, Sessame, Strevi, Terzo, Trezzo Tinella, Treiso, Vesime, Visone. 

Moscato d’Asti DOCG: vitigno e storia

Il moscato bianco è un vitigno molto antico, originario del bacino orientale del Mediterraneo, importato in Italia quasi tremila anni fa. Si tratta ovviamente del vitigno con cui viene preparato il Moscato d’Asti, che deve essere a base di uve moscato bianco al 100%, al contrario di tanti altri vini che possono diminuire la percenutale di altre tipologie di vino sll’85%. 

L’uva moscato bianco fa parte del gruppo di uve chiamate Apiciae da Catone e Apianae da Columella e Plinio perché predilette dalle api a causa della dolcezza dell’aroma. La varietà attualmente coltivata in Piemonte, nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo, potrebbe corrispondere al vitigno a foglie glabre descritto da Columella. In età romana e nel Medioevo, i grappoli di moscato venivano lasciati appassire per ottenere un passito dolce; nel 1511, negli Statuti di La Morra, è citato il Muscatellum, e nel 1597 il duca di Mantova richiedeva talee di moscato alla comunità di Santo Stefano Belbo. Già nel XVII secolo, comunque, dall’uva moscato fresca derivava un vino dolce, aromatico e poco alcolico, con un sistema messo a punto da Giovan Battista Croce, gioielliere del duca di Savoia Carlo Emanuele I e appassionato vitivinicultore. Il Moscato rifermentava nelle botticelle e poi nelle bottiglie, diventando naturalmente frizzante. Nei primi anni del Novecento, si iniziò ad applicare la tecnica di presa di spuma in autoclave, un grande recipiente metallico inventato da Federico Martinotti, direttore della Regia Stazione Enologica di Asti (che la brevettò nel 1895), e perfezionato dall’ingegnere francese Eugène Charmat.

Prosecco o moscato d'Asti?

La differenza principale tra prosecco e moscato d’Asti è che il primo risulta molto secco, mentre il secondo è particolarmente dolce e primprofumato. Entrambi sono vini frizzanti e vengono spumantizzati secondo il metodo Martinotti-Charmat. 

Un’enorme differenza tra prosecco e moscato la fanno le uve con cui vengono prodotti questi vini. Il prosecco viene fatto con l’85% di uve Glera, mentre il Moscato viene prodotto con uve moscato bianco al 100%. 

Molto più dolce di moltissimi vini, il moscato è un vino spumante che risulta leggermente più dolce sia dello champagne che del prosecco.

Moscato d’Asti DOC: produzione

Il metodo di spumantizzazione del Moscato, infatti, è il Metodo Martinotti-Charmat, lo stesso che produce il Cartizze e in generale la maggior parte del Prosecco Valdobbiadene. Oggi, quindi, il Moscato d’Asti DOCG viene elaborato totalmente in autoclave; seguono una filtrazione sterilizzante per dare stabilità biologica e il passaggio in bottiglia senza perdite di pressione (detto imbottigliamento isobarico).

Moscato d’Asti DOCG Casaniere Conad

Il Moscato d’Asti DOCG Casaniere Conad ha spuma briosa; un colore paglierino lucido; un  profumo fragrante di rosa, fiori di Zagara, muschio aromatico, pesca e albicocca matura; e il suo sapore è dolce, frizzante, fresco, intensamente fruttato.

Moscato d'Asti, abbinamenti e servizio

Come si beve il Moscato? Questo vino va bevuto giovane, con pasticceria da forno  come crostate di frutta, panettone, pandoro, colomba, biscotti e frutta non acida (fragole, pesche). Provatelo ad esempio tostato con mandorle e crema allo zabaione oppure con una colomba alle nocciole e passion fruit. Se vloete cimentarvi a casa, provate a prepaare un  Panettone al moscato d'Asti.

Oltre ai dolci, il Moscato si abbina benissimo anche a formaggi, salumi e verdure grigliate.

 



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